Il disco intervertebrale

Tra i corpi vertebrali si trovano i dischi intervertebrali (Fig.1), cuscinetti elastici a forma di lente biconvessa, in cui si distinguono un anello fibroso periferico ed un nucleo polposo nella parte centrale, costituito da cartilagine più idratata.
La loro funzione è di rendere complementari le superfici articolari garantendo la continuità del rachide, e ammortizzare le forze di carico, statiche e dinamiche, cui esso è sottoposto.
La funzione ammortizzante del nucleo è legata al fluido comprimibile in esso contenuto, il quale assorbe le sollecitazione provenienti dall'alto e le distribuisce ai piatti vertebrali limitrofi come un cuscinetto idrostatico.

Andiamo ad approfondire gli aspetti importantissimi del DISCO INTERVERTEBRALE, che è la principale struttura deputata a sopportare i carichi e a distribuirli in modo efficace sui corpi vertebrali, risparmiando oltretutto le faccette articolari.
Per la sua struttura ripartita in un nucleo polposo avvolto da anello fibroso, è quello che rende fisicamente possibile il fenomeno della flessione-torsione della CV. Risulta strategico e come tale oggetto prediletto dell'offesa meccanica. La sua funzione è quella di assorbire e ridistribuire in modo uniforme le sollecitazioni di carico evitando una spinta eccessiva all'anello fibroso. Le situazioni di carico, comprimendo il nucleo polposo, producono la fuoriuscita di liquidi e l'espulsione di cataboliti, mentre le situazioni di scarico producono la condizione inversa, cioè imbibizione del nucleo e ingresso di sostanze nutritizie. (Fig.2)

Diversamente dalle porzioni periferiche dell'anello fibroso, la parte centrale del disco non è innervata. Di conseguenza il nutrimento del nucleo polposo avviene unicamente tramite processi di osmosi, di diffusione e, soprattutto, grazie a un meccanismo di pompa per il quale una diminuzione di pressione facilita l'ingresso di sostanze nutritizie e rallenta l'espulsione di cataboliti, mentre il suo incremento provoca la condizione inversa.
Per garantire la salute del disco, la situazione ideale è determinata dal costante alternarsi di condizioni di carico e scarico attorno al valore soglia di pressione intradiscale lombare che si aggira intorno agli 80kg, valore che divide appunto condizioni di sovraccarico e condizioni di sottocarico. Tali condizioni se prolungate, quali sono quelle che possono realizzarsi mantenendo a lungo posture fisse, ostacolano il ricambio nutritizio e possono a lungo andare favorire processi di degenerazione discale.
Un livello di sollecitazione ottimale del disco provoca processi di rigenerazione dello stesso e quindi adeguati stimoli meccanici prodotti da un'adeguata e mirata attività fisica sono una condizione essenziale per la salute del disco e di conseguenza di tutto il rachide.
Inoltre l'eccessiva disidratazione e depressurizzazione del disco intervertebrale, al di fuori dei parametri fisiologici del normale invecchiamento, è una situazione di pericolo per la salute della CV. Principalmente a causa di sforzi e posture incongrue che determinano un aumento eccessivo del carico meccanico sui dischi, ne consegue infatti, che il disco si abbassa e disidrata (depressurizza) e parte del carico si trasferisce sulle faccette articolari, comprimendole, causando danni anche nei movimenti di flesso-estensione; inoltre con il nucleo depressurizzato, il carico va a concentrarsi sulla parte periferica dell'anello. Con l'anello fibroso che riduce il suo spessore e la sua forza, i capi ossei e le faccette articolari si avvicinano, compromettendo la salute dei costituenti rachidei; tale condizione induce il verificarsi delle lesioni di tipo periferico, circonferenziale e/o radiale, determinando il movimento del nucleo polposo in tali fessurizzazioni, provocando erniazioni del disco di diversi tipi e gravità.

In definitiva, un disco integro e pressurizzato riesce a svolgere
egregiamente il suo lavoro; se invece è assottigliato e depressurizzato, la sua funzione e il suo meccanismo sono conseguentemente
compromessi.
Dott. Samuele Badii
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